Ing. Gianluca MARRONI

Il mio Blog Personale – My Personal Blog

FormazioneProfessionale

Formazione di successo? Solo con forte motivazione.

Da tanto tempo faccio il formatore nei settori di mia competenza.
Spesso mi sono chiesto, guardando i miei discenti: “Cosa spinge queste persone ad ascoltarmi (con maggiore o minore attenzione)?”

Quando frequentiamo la scuola dell’obbligo, andiamo a scuola perché DOBBIAMO acquisire le competenze di base per la nostra vita

Alle superiori abbiamo (a seconda del caso) il desiderio di prepararci con la dovuta attenzione agli studi universitari o acquisire quelle abilità necessarie ad affrontare una vita lavorativa.

All’università sarà invece la prospettiva di immergerci in una professione o in una carriera a spingerci a studiare.

Fin qui, nulla di nuovo. Percorsi più o meno codificati, standardizzati e sperimentati. Infatti, nessuno si sogna di metterli in discussione. E questo già mi stupisce. Infatti mi sono chiesto perché i ragazzi devono rimanere sui banchi di scuola fino a diciannove anni? Non è pensabile di rimodulare le materie ed i percorsi formativi?

Ma dopo? Cosa ci spinge ad apprendere una volta che il percorso di studi pianificato è terminato?

Una nuova tecnologia che devo padroneggiare per non essere spazzato via;
un cambio di vita perché sono stufo della precedente…
il bisogno di apprendere una lingua perché mia moglie è stata assunta in una multinazionale e si deve trasferire all’estero…
la necessità di accumulare i CFP per il tuo ordine professionale.

E qui viene al nodo il principale problema di cui però non si tiene abbastanza conto al momento dell’erogazione della formazione:
la motivazione. Cioè il formidabile moltiplicatore dell’impegno. Perché hai voglia ad iscriverti ai corsi più disparati ma se manca la motivazione, la formazione sarà poco efficace. O per nulla.

Non credo, in tutta onestà, che siano ragionamenti errati.
Eppure…
Eppure pochi formatori si pongono il problema al momento della progettazione di un corso. Dovrebbe essere la prima domanda cui rispondere: “quali bisogni andrà a soddisfare il corso che sto per erogare? E il soddisfacimento di questi bisogni sarà sufficiente a tenere inchiodate le persone alla sedia (o allo schermo)?”
Magari, inventiamo delle tecniche di formazione fantasiose (l’outdoor training, ad esempio) per tenere viva l’attenzione e non ci curiamo di comprendere le vere ragioni che sono alla base della partecipazione delle persone (e alle spese).

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