Perché siamo qui riuniti?

Erano gli anni 80 del secolo scorso e, da lavoratore studente, mi catapultavo fuori dall’ufficio per raggiungere la facoltà di Ingegneria di Roma per seguire le lezioni di Teoria dei Segnali tenute da un grande (a mio parere) docente: Paolo Mandarini.

Un giorno esordì in questo modo: “Se io, professore, e voi 50 studenti -ma forse eravamo di più- ci incontriamo in quest’aula è perché io devo essere in grado di fornirvi qualcosa di più di quello che trovate semplicemente leggendo il mio libro”.

Ieri invece mi chiedevo se ha senso che tutte le mattine alcune migliaia di insegnanti di fisica (o di italiano, matematica, biologia, storia…) si rechino nei vari licei (scuole medie, professionali, istituti tecnici …) per spiegare, più o meno, le stesse cose.

Quanta energia sprecata c’è in tutto ciò?

Non sarebbe più produttivo erogare la formazione in maniera centralizzata lasciando ai tanti professori il compito (sicuramente più sfidante ed accattivante) di accompagnare gli studenti nell’approfondimento degli argomenti e nella verifica dell’apprendimento?

Io sono convinto che l’efficacia didattica ne guadagnerebbe tantissimo e, soprattutto, si eviterebbero tanti sbadigli.

La tecnologia c’è. Internet, ma anche la televisione con le sue migliaia di canali digitali. Forse manca la volontà di vero cambiamento e, fors’anche, la capacità di scendere in un campo (quello della capacità di estrarre il meglio dai giovani piuttosto che non il semplice andare alla lavagna) nel quale non siamo abbastanza allenati sì da essere competitivi…